Un secolo di filosofia by Hans-Georg Gadamer

Un secolo di filosofia by Hans-Georg Gadamer

autore:Hans-Georg Gadamer [Gadamer, Hans-Georg]
La lingua: ita
Format: epub
editore: La nave di Teseo
pubblicato: 2019-12-04T23:00:00+00:00


7. Tradizione ed emancipazione

D.: Habermas le ha comunque rimproverato di essere un conservativo, ovvero di appartenere a quel conservativismo tedesco che resta attaccato alla autorità della tradizione, e che vede nella tradizione la legittimazione dell’autorità, e finisce perciò nell’autoritarismo?

G.: Io ammetto pienamente che la mia generazione ha imparato molto. Si tratta della generazione che ha conosciuto uno stato in cui vigevano ancora gli stati e le corporazioni; v’erano ancora nella Prussia le elezioni secondo il sistema dei tre stati. Mio padre allora, come professore universitario, e come chimico, aveva un buon reddito, e mi ricordo che una volta era andato a votare, nelle elezioni che si tenevano nel nostro distretto di Breslavia, e ritornando a casa dopo aver votato disse: “Ho votato come numero tre.” Egli non era mai stato molto di destra, era piuttosto della destra liberale. Era ancora così prima della Repubblica di Weimar; si votava secondo il reddito, e ogni stato sociale eleggeva i rappresentanti del proprio stato. Egli tornò a casa soddisfatto perché aveva votato molto presto, lo stato più elevato era infatti abbastanza esiguo.

D.: Apparteneva allo stato dei proprietari terrieri e degli alti funzionari?

D.: No, no; vivevamo in città, ed egli apparteneva alla classe più agiata solo in virtù della sua professione e dell’istituto che dirigeva; viveva altrimenti in modo abbastanza parsimonioso, anche se abitavamo in un castello, il che era molto bello, naturalmente. Ma non era molto caro abitare là, perché l’affitto era molto basso; pochi potevano permettersi infatti di abitare in certi luoghi, poiché per abitarvi bisognava potersi pagare la servitù, e per questo diventava certo un po’ caro, anche se non come oggi. Mi ricordo infatti che alla mattina veniva il giardiniere con la legna per accendere le due grandi stufe, che mandavano un calore uniforme per tutta la casa, e che la tenevano calda per tutta la giornata dopo che erano state accese al mattino. Avevamo poi altri due servitori oltre il giardiniere, e così le cose andavano abbastanza bene; senza di loro sarebbe stato impossibile vivere là. Mio padre mi regalava dei libri di botanica e di scienza naturali, perché voleva interessarmi a questo studio, ma io pensavo a tutt’altro, e mi dicevo tra me: è inutile che tu mi regali tutte queste cose per attirarmi a questi studi; a me piace andare a teatro, piace leggere romanzi, leggere Shakespeare fino a tarda sera, e fu per tutte le letture che feci allora che mi laureai molto presto. Fino alla prima guerra mondiale non avevo mai saputo che cosa significasse il riscaldamento centrale; con la guerra però non potevamo più riscaldare la mia camera che era anche il mio studio, e tutto questo fu portato nella camera da pranzo che era l’unica a essere riscaldata; là restarono tutti i miei libri e tutte le mie cose, che non vennero più rimosse; allora mi resi conto di quel che voleva dire tutto ciò, cioè la guerra, i disastri che essa porta con sé, la fame, o la povertà, e le differenze sociali che allora scopriamo.



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